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Extra Costo Energetico & Competitività delle Imprese

Quanto perdono le imprese Italiane in termini di fatturato e valore aggiunto a causa dell’extra costo dell’energia nel nostro paese?

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Le aziende italiane perdono tre euro di fatturato ogni euro di extra costo energetico sostenuto rispetto alla media dell’Unione Europea.

Il comparto produttivo Italiano, PMI & GI, perde circa 27mld€ di fatturato all’anno a causa dei prezzi dell’energia più alta rispetto ai competitor Europei, ma basterebbero 25mld€ di investimenti diretti in efficienza energetica e rinnovabili per recuperare agevolmente il gap e far crescere immediatamente il fatturato totale del +1% all’anno.

Il comparto produttivo Italiano, le aziende, composto al 99,90% da PMI, paga un gap di competitività con il resto dell’Unione Europea dovuto a diversi aspetti tra i quali anche i costi dei vettori energetici, gas ed elettricità (+13,7% e +27,8% su media UE). Ed è in particolare in relazione a quest’ultima che si verificano i sovra-costi maggiori rappresentando, in media, circa il 68% della bolletta delle imprese manifatturiere, arrivando a produrre una perdita totale di fatturato stimabile in circa 27mld€.

La concentrazione di tali perdite si verifica nel segmento PMI con 21mld€, essendo – in media – la taglia di aziende dove più alti sono i costi omni-comprensivi unitari dei vettori energetici (elettricità e gas), in relazione a singole taglie di consumo inferiori.

Allo stesso tempo le PMI sono anche quelle che con maggiore fatica riescono a disegnare un percorso di trasformazione sostenibile e programmare investimenti in tale direzione: difficoltà di accesso a finanziamenti di scopo, indisponibilità di risorse interne dedicate al coordinamento ed alla creazione di una cultura evolutiva ed innovativa, prioritizzazioni su obiettivi di breve termine legate alle dinamiche di mercato, pongono spesso questa dimensione di aziende in una posizione di inerme passività – e sempre maggiore disorientamento – rispetto ad un mercato che si caratterizza ogni giorno di più di dinamiche “caotiche” (Chaotics – L’era della turbolenza, Philip Kotler e John A. Caslione).

L’energia, in questa fase di generale trasformazione del sistema (per qualità di fonte, soluzioni di generazione e approvvigionamento), è tra gli elementi a più alta volatilità: che si tratti di un colpo di coda dei produttori ed esportatori di materiali di origine fossile (carbone, petrolio, gas naturale), i prezzi del mercato saranno fortemente influenzati da queste dinamiche di collasso e rimbalzo verso nuovi picchi, in quella che da sempre è misurabile come un’escalation del costo delle commodity all’interno della vecchia configurazione “centralizzata” della produzione e distribuzione dell’energia elettrica.

Al contempo anche i consumi finali di natura termica verranno influenzati dal trend rialzista perché il gas naturale viene usato nelle grandi centrali elettriche “turbogas” per sopperire ai picchi domanda, sulla base dei quali si definisce il prezzo del kWh.

In virtù di tali considerazioni – in grado di fare luce su quanto la produttività di un’azienda possa essere esposta a rischi idiosincratici – diviene fondamentale comprendere quali siano gli operatori che più potrebbero subire nel prossimo futuro tali dinamiche, cosa possa essere fatto in risposta, e quale sia il necessario sforzo di investimento.

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