
a cura di Antonio Domenico Ialeggio, membro del Comitato Etico di Ener2Crowd.
Mi ritrovo spesso in una situazione ai limiti dell’imbarazzo quando parlo di Ener2Crowd con chi non la conosce o, molto più frequente, non vuole conoscerla.
In un mondo dove purtroppo è l’incertezza a governare, dove la cultura (e quindi la conoscenza che ci permette di essere quello che siamo) sembra aver lasciato spazio all’emulazione, dove anche le nozioni scolastiche di base sono quasi un elemento discriminante, purtroppo sempre più spesso vengo liquidato con un “no, non mi interessa, tanto non capisco niente”.
In questo momento, quando percepisco l’indifferenza e l’assenza totale di curiosità nel mio interlocutore, mi sorgono spontanee sempre le stesse domande e cerco di capire se c’è proprio un bias cognitivo diffuso, in relazione con il livello culturale dell’interlocutore e alla consapevolezza ed accettazione di un rischio. Sappiamo che uscire fuori dalla propria “confort zone” crea sempre timore, ma sappiamo anche che non si può vivere all’ombra delle proprie, esclusive e personali certezze.
Quali sono le paure di chi, a contatto per la prima volta con Ener2Crowd, ancora è titubante ad entrare a far parte della più grande Community di GreenVestors italiana?
Premesso che la normativa sugli investimenti è molto ben strutturata e ovviamente non esistono “obblighi” (se non etici, ndr), questa mia condivisione vuole andare oltre la pubblicità, provando a sollevare il tema della “cultura finanziaria” del nostro Paese, ovvero di come le nostre conoscenze condizionano le scelte finanziarie che prendiamo (o che potremmo prendere).
Investire soldi presuppone un rischio: quello di perderli. Ma investire è anche consapevolezza e potere (rimando all’articolo della collega Elena Fregolent – https://greenvestingforum.it/voto-col-portafoglio-da-consumatore-a-consum-attore/). Le nostre scelte possono condizionare il futuro di tutti, ed è questo principio che è alla base della proposta di E2C.
Allo stesso modo, la finanza alternativa solleva ancora dei dubbi e delle perplessità, il più delle volte esclusivamente dipese dall’assenza di informazioni sugli strumenti (e sulle relative tutele) o, meglio, dall’assenza dell’interesse e della curiosità di saperne di più e meglio.
Infatti, se potessimo astrattamente pesare le motivazioni del SI o del NO a sostenere le azioni promosse da E2C, potrebbe risultare troppo evidente il divario tra causa ed effetto, tra benefici e rischi, tra scelta consapevole e paura dell’ignoto.
E ripeto le domande che spesso mi trovo a fare per cercare di risvegliare un po’ le coscienze dei miei interlocutori, per lo più amici, con cui condivido consigli personali ed esperienze: sai che puoi guadagnare migliorando il Pianeta? Sai che ad oggi Ener2Crowd ha sostenuto progetti per un volume totale di oltre 17mln€, evitando l’immissione in atmosfera di 15.963 tonnellate di CO2? Lo sai che la maggior parte dei GreenVestor attivi sulla piattaforma E2C (57% circa) investe tra i 100€ ed i 500€?
Ecco, già queste prime domande sono sufficienti a scalfire un po’ il muro di diffidenza, ma resta sempre l’alternativa tra “interessante” e “no, è inutile che me ne parli, tanto con capisco niente”.
Incide sicuramente il livello culturale dell’interlocutore, ma per me è impensabile che, con le premesse presenti nelle domande, non si abbia voglia di saperne di più, a prescindere.
Ho letto con grande interesse il rapporto “Geografia & Demografia dell’Investire Green. Italia 2022” per farmi un’idea più chiara di chi ha sposato la causa di E2C e di come i vari investitori si comportano all’interno della piattaforma. È molto interessante vedere come gli investimenti si relazionano in base all’età (il 55% degli investitori ha meno di 44, e l’80% meno di 54 anni), così come anche la disparità sul totale degli investitori attivi in piattaforma per Regione mostra chiaramente un divario più culturale che economico: oltre il 60% degli investitori si concentrano in 4 regioni del Nord Italia (Lombardia, Emilia-Romagna, Piemonte e Veneto) e rappresentano oltre il 70% dei capitali investiti.
Analizzando bene i dati, l’elemento che mi colpisce maggiormente è che gli ultrasessantacinquenni investono in media più di tutti, “rivelando un forte interesse per le tematiche che toccheranno il futuro, tempo delle «generazioni a venire», testimoniando la necessità di creare un’eredità positiva su cui fondare la loro esistenza, ed un esempio da continuare e seguire e che possa essere recuperato dai più giovani”.
In conclusione, continuo ad avere difficoltà nel trovare ragioni valide a non voler saperne di più, se aggiungo che il rendimento medio annuo supera il 6,6%, oltre il 99% delle rate pagate puntualmente o in anticipo e che è la Piattaforma di Crowdfunding con il più basso tasso di ritardi (1 unico progetto su oltre 80 finanziati per oltre 16,9mln€ e 15,9ktonCO2/anno evitate – dati al 20/06/23). Si tratta di 2 rate in ritardo, pari all’1,1% del totale previsto in pagamento! È opportuno precisare però che tale ritardo è dovuto alla confusione normativa che si è creata con il superbonus a causa dei continui aggiornamenti dell’ultimo periodo.
È vero che noi italiani siamo un popolo di formichine, grandi risparmiatori, ma è proprio questa metafora che dovrebbe stimolarci a “sollevare” fino a 100 volte il nostro peso, a farci carico di una briciola alla volta, per un obiettivo comune: un mondo migliore, nell’interesse di tutti!