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ecovillaggi europei

Prefazione

a cura di Giorgio Mottironi

Il termine comunità ha un’etimologia molto chiara: “cum munus”, ovvero qualcosa che viene con e come dono. Ed il dono, in quanto regalo di un individuo ad un altro, in un gruppo, è un gesto che ha un significato antropologico molto preciso: quello della responsabilità reciproca, tra chi lo fa e chi lo riceve. Oggi siamo di fronte alla sfida delle “comunità energetiche”, ovvero dinnanzi alla possibilità e necessità di creare responsabilità reciproca ed impegno comune attorno a ciò che manda avanti buona parte delle nostre vite: l’energia, con lo scopo di rendere il processo di generazione e consumo più sostenibile e consapevole. Ma da tempo esistono esempi di comunità che hanno già travalicato questo punto di partenza, e che guardano ad una responsabilità allargata, sociale, culturale, economica e ambientale allo stesso tempo. Le ho personalmente scoperte grazie a Paolo Macina e Maria Seira Ozino, ed ognuno di noi dovrebbe conoscere un po’ della loro storia per comprendere la portata dei cambiamenti che modelli del genere sono in grado di generare per gli individui, in quanto singoli e gruppo.

 

La Rete degli Ecovillaggi Europei

a cura di Maria Seira Ozino e Paolo Macina

25 aprile 2022 (la resistenza)

La Rete degli Ecovillaggi Europei (Global Ecovillages Network) è nata nel 1995 per riunire persone e comunità dedite a vivere in modo sostenibile, attraverso stili di vita a basso impatto e alta qualità. La RIVE (Rete Italiana Villaggi Ecologici, https://ecovillaggi.it) ne è la referente italiana: conta una trentina di esperienze in varie parti d’Italia (ma nel nostro paese se ne contano una novantina), alcune famose come la comunità di Alcatraz di Jacopo Fo e quella esoterica di Dahmanur in Valchiusella. Nell’entroterra di Ventimiglia, lungo il rio Bevera, si trova invece il villaggio medievale di Torri Superiore. Costruito interamente in pietra, composto da 160 vani e un dedalo di scale, vicoli e tre piccole vie interne, era stato completamente abbandonato nei primi anni del ‘900, e negli anni ’80 del secolo scorso contava un solo abitante. Nel 1989 l’Associazione Torri Superiore, costituita da un gruppo di amici torinesi e genovesi, accomunati dall’essere tutti quanti forti sognatori, si è fatta promotrice di un recupero architettonico e culturale del luogo e la creazione di una comunità residente: in sostanza, un ecovillaggio. Grazie all’aggregazione di un nucleo tedesco, il sito conta ora una ventina di abitanti, più una quindicina di soci non residenti. La profonda ristrutturazione ha ricavato alcuni appartamenti privati (compresi tra i 28 e gli 80 metri quadri) e diversi locali comuni. La cooperativa Ture Nirvane, costituita nel 2000, cura la gestione della parte di villaggio destinata alla ricettività e alla ristorazione, e le strutture dedicate alle attività formative, ai corsi e ai seminari.

 

Permacultura e cohousing sociale

 

Negli anni la comunità, uno dei primi veri esperimenti di cohousing sociale, è diventata punto di riferimento per la permacultura, che viene praticata nei due ettari di terra di proprietà dell’associazione e di cui conserva la sede della Accademia Italiana; i residenti utilizzano il metodo decisionale della sociocrazia e del consenso, ed alcuni di loro lo insegnano in giro per l’Italia ai gruppi che hanno bisogno di risolvere le classiche situazioni di conflitto interno. L’apertura al mondo intero fa parte del dna di Torri, non solo per la provenienza di alcuni suoi componenti. Il villaggio è molto conosciuto all’estero, e nei periodi estivi è frequente ascoltare numerose lingue con cui gli ospiti scambiano esperienze ed idee, ed accorgersi alla fine della giornata di aver parlato di ogni tipo di argomento, senza essersi mai mossi dal grande terrazzo con vista mare che facilita la socializzazione. La comunità ha contribuito anche a rivitalizzare la parte bassa del paese (Torri Inferiore) i cui abitanti, dopo un inizio un po’ sospettoso, hanno imparato ad apprezzare la presenza di questi volonterosi vicini di casa organizzando diverse feste ed eventi sociali in comune.

 

Ecovillaggi e autosostenibilità come parola chiave

 

Fin dall’inizio, anche (o soprattutto) per necessità, i componenti hanno perseguito l’autosostenibilità per il cibo che utilizzano personalmente e che preparano per gli ospiti della loro struttura. Hanno un impianto di co-generazione per il riscaldamento (legna, pannello solare e gas, da utilizzarsi in maniera marginale) e si sta ampliando la pannellatura. Anche l’economia necessaria per i primi interventi di ristrutturazione, visto il rifiuto delle banche a finanziare un progetto dall’incerto destino, è stata gestita internamente, con i soci più fortunati che prestavano a turno a quelli con minori disponibilità.

Forte di circa venticinque anni di esperienza diretta, Lucilla Borio, una delle fondatrici assieme al marito Massimo Candela, sottolinea quanto decidere di vivere in un ecovillaggio possa avere notevoli vantaggi tanto per le singole persone quanto per l’ecosistema tutto. “La vita di una comunità intenzionale ed ecosostenibile ha senz’altro un impatto ambientale minore di quella, atomizzata, di un comune condominio”. Gli abitanti sanno coltivare piccoli appezzamenti di terreno, allevare piccoli animali, cucinare per circa 30 persone, produrre yogurth, pane, pasta, formaggio, conserve, oggetti in ceramica, sapone e creme. Nessuno ricorre al barbiere per tagliare ed acconciare i capelli, né al sarto per cucire i vestiti. Allo stesso tempo vivere in un ecovillaggio può essere un ottimo antidoto alla noia ed alla depressione e in un contesto comunitario, le altre persone sono una fonte inesauribile di stimoli e, con la loro stessa presenza, costringono ad un continuo e formativo lavoro di mediazione (Comuni Comunità Ecovillaggi in Italia in Europa e nel Mondo, M. Olivares, Editrice AAM Terra Nuova, pp 30-32).

Il Covid ha dimostrato ancora una volta la resilienza di questo tipo di aggregazione sociale. In un periodo in cui i problemi logistici e sanitari sono stati numerosi, averli potuti affrontare contando sulla solidarietà di un gruppo nel quale poni la tua fiducia, è stato determinante.

E infatti il numero di richieste per poter entrare a farne parte si è moltiplicato.

Per tutti questi motivi riteniamo che questo tipo di realtà dovrebbe essere prese in considerazione per eventuali iniziative di diversificazione degli investimenti della nostra piattaforma.

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