
a cura di Antonio Domenico Ialeggio, membro del Comitato Etico di Ener2Crowd.
Etica e morale, etica e politica, etica e società, declinazioni di un concetto, indagato da sempre ed oggetto di studi approfonditi da parte di filosofi, primo fra tutti Immanuel Kant, punto di riferimento dell’etica moderna. E’ la propria volontà, la propria “legge morale”, l’”imperativo categorico” che deve guidare le scelte di ogni singolo individuo, indipendentemente dagli obiettivi che si vogliono raggiungere. “Agisci in modo che la massima della tua volontà possa valere come principio di una legislazione universale”: ecco la sintesi del pensiero Kantiano.
Volendo analizzare il significato etimologico della parola, l’etica rappresenta, oggi come ieri, la “…ricerca di ciò che è bene per l’uomo, di ciò che è giusto fare o non fare ovvero il modo di comportarsi in base a ciò che ciascuno ritiene sia la cosa più giusta…” (rif. Dizionario Corriere della Sera). Come ogni aspetto che attiene l’essere umano e i suoi comportamenti, l’etica si evolve, talvolta rinnegando sé stessa, finendo con l’essere catalizzatrice involontaria delle mutate direzioni che la società impone alle persone. Ciò che in un determinato contesto sociale poteva essere ritenuto giusto ieri, non necessariamente oggi risulta essere condivisibile e sostenibile.
In un mondo ormai governato dal capitalismo e dal consumismo, praticare l’etica nella sua accezione più intrinseca, è più che mai necessario laddove comportamenti contrari ad essa rappresentano un effetto moltiplicatore di ineguaglianze, iniqua distribuzione di risorse e benefici, concentrazione di potere e ricchezza nelle mani di pochi. Non esiste ricchezza senza condivisione. Tutto ciò rappresenta, in una società che ruota intorno al perseguimento di un consumismo bulimico, un circolo vizioso da invertire necessariamente.
Etica oggi può declinarsi in parole come sostenibilità, shared value, ambientalismo. La stessa Unione Europea ha ritenuto necessario apportare dei correttivi a logiche macroeconomiche che, pericolosamente, seguivano tragitti tesi al raggiungimento del massimo profitto a tutti i costi, introducendo il concetto di sostenibilità in aspetti societari che regolano la vita stessa delle aziende all’interno del contesto socio-economico di riferimento. Un esempio su tutti è il bilancio di sostenibilità che Aziende rispondenti a precise caratteristiche dimensionali e di operatività devono redigere al fine di comunicare a tutti gli stakeholders le proprie azioni tese ad interagire, in maniere etica, con il proprio “ecosistema”.
I tempi sono maturi per invertire la tendenza, per condividere una forma mentis più aperta e solidale, un agire comune che punti al benessere della collettività senza andare a scapito dell’interesse del singolo. L’accesso all’informazione e alla conoscenza, unitamente alla velocità di condivisione, rende sempre più individui consci del potere che si ha per cambiare le cose; parole come diritti umani, salute, lavoro, ambiente, iniziano ad entrare nell’Agenda, oltre che di operatori economici, anche di comuni cittadini che sempre più spesso prendono parte ad iniziative, anche di tipo economico, tese ad innescare meccanismi di condivisione e raggiungimento di obiettivi etici.
La crisi climatica e i danni dell’uomo al nostro ecosistema, ormai evidenti e quasi irreparabili, stanno agendo sulle coscienze collettive. Ne sono esempi validi le attività di riforestazione ad opera di Aziende che vi destinano parte delle proprie entrate, oppure la condivisione di benefici economici con soggetti terzi coinvolti in progetti comuni di interesse collettivo.
Etica ed economia sono oggi variabili di una stessa operazione che, finalmente, non è più a somma zero per la società. L’inversione di tendenza, rispetto all’immobilismo del XX secolo, è iniziata. Sta a noi cercare occasioni valide ed efficaci per partecipare in maniera proattiva alle dinamiche globali.