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voto

a cura di Elena Fregolent, membro del Comitato Etico di Ener2Crowd. 

Il “voto col portafoglio” è un termine coniato da Leonardo Becchetti, professore ordinario di Economia Politica presso l’Università di Roma Tor Vergata. In esso è racchiusa l’idea che la forza decisiva per costruire dal basso un benessere equo e sostenibile è la consapevolezza che le nostre scelte di consumo e risparmio sono la principale urna elettorale che abbiamo a disposizione.

Il mercato è il luogo in cui avviene l’incontro tra domanda e offerta e, noi cittadini, siamo metà del mercato. Da consumatori possiamo diventare consum-attori e usare il nostro potere di acquisto e investimento per premiare le aziende che sono più all’avanguardia nel creare valore economico socialmente e ambientalmente sostenibile.

L’idea del voto col portafoglio si inserisce all’interno della prospettiva dell’economia civile, che propone il passaggio da un modello economico a due mani ad un modello a quattro mani.

Nel modello a due mani gli individui – homo oeconomicus – tendono alla ricerca della massima soddisfazione per sé stessi e le aziende massimizzano il profitto a breve. In questo contesto,  sono due le entità che agiscono: il mercato, che con la sua mano invisibile trasforma in concorrenza la ricerca del tornaconto da parte delle imprese, abbassa i prezzi e rende felici i consumatori, e le istituzioni, che intervengono tramite tasse e regolamentazioni per riallineare il benessere privato con quello sociale.

Nel modello a quattro mani “…è il concorso dell’azione di meccanismi di mercato, di cittadini responsabili che votano col portafoglio, imprese più ambiziose che guardano all’impatto e non solo al profitto e infine di istituzioni smart che sanno mettere in moto le energie migliori della società civile che costruisce soluzioni che aumentano generatività e benessere multidimensionale.” (estratto da Repubblica).

Il voto col portafoglio ha tre proprietà:

  1. è pragmatico, nel senso che si individua il migliore degli imprenditori sostenibili di un certo settore, si raccolgono informazioni a riguardo e si sceglie di acquistare, in modo informato e consapevole, i prodotti o servizi di quell’azienda o di investirci. Si vanno a premiare le imprese che vogliono non solo fare profitto, bensì avere un impatto positivo sulle condizioni economiche e sociali della comunità nella quale operano;
  2. è contagioso. Ogni singolo voto è importante: per influenzare l’offerta bastano poche persone che spostano le proprie scelte di acquisto o risparmio. Le imprese sono alla ricerca di obiettivi di performance e per loro contano anche i singoli consumatori. Qual è la risposta delle aziende al voto col portafoglio? E’ l’imitazione; oggi tutte cercano di accreditarsi come socialmente e ambientalmente responsabili. Le imprese impiegano anni per costruire la propria reputazione, ma è sufficiente rendersi protagoniste di comportamenti mal tollerati dai consumatori per rischiare di perderla. La risposta dell’azienda alla sensibilità del consumatore è fare quello che il consumatore le chiede.
  3. è un atto di autointeresse lungimirante. Non stiamo facendo altruismo, stiamo facendo anche il nostro interesse, perché comprare un prodotto sostenibile fa bene alla salute nostra, fa bene alla salute dell’ambiente. Comprare un prodotto socialmente sostenibile vuol dire promuovere l’azienda che dà dignità al lavoro, e i lavoratori siamo noi, i nostri figli, i nostri nipoti.

Il voto col portafoglio ha quattro ostacoli da superare:

  1. la consapevolezza: molte persone non hanno coscienza del superpotere che possiedono. L’azione dal basso dei cittadini può mettere in moto un percorso positivo fondamentale che spinge le aziende ad essere più responsabili dal punto di vista sociale e ambientale e induce le istituzioni a fare delle regole a favore di questi temi;
  2. l’informazione: i mezzi di comunicazione, con allettanti claim pubblicitari, spingono verso l’acquisto compulsivo. Dove e come trovare le informazioni per decidere cosa è meglio acquistare?
  3. il coordinamento delle scelte: non basta che una singola persona eserciti il voto col portafoglio affinché sia efficace. E’ necessario organizzarsi, raggiungere un numero sufficiente così da aumentare l’incisività del proprio peso decisionale e divenire leva per il cambiamento;
  4. il prezzo: quando è che decido di votare col portafoglio, cioè di comprare il prodotto sostenibile, anche se magari costa di più del prodotto standard? Quando il beneficio generato dal cambiamento prodotto nelle imprese e nel sistema economico è sentito da una massa critica di consumatori e quando è alta la soddisfazione altruistico-generativa nel fare quel gesto di acquisto, tale per cui queste due componenti coprono il costo del votare col portafoglio, dato dal differenziale di prezzo tra prodotto etico e prodotto standard.

Come consum-attori quali scelte possiamo fare? Ecco una serie di spunti:

  • chiedere alle aziende che, già in fase di progettazione dei prodotti, usino sempre meno materiali, evitando inoltre materiali vergini e prediligendo quelli rigenerati, e realizzino prodotti riparabili e pensati per durare nel tempo;
  • consumare meno, ridurre gli sprechi, esser più frugali, consumare soltanto quello che realmente ci serve;
  • quando facciamo acquisti, cercare di comprare oggetti che siano il meno impattanti possibile, realizzati con materiali facilmente riciclabili, evitare gli imballaggi eccessivi;
  • chiedersi da dove vengono i prodotti, non fidarsi delle dichiarazioni, guardare cosa c’è dietro all’etichetta, senza farsi fuorviare da spot che inducono a percepire un prodotto come rispettoso di valori ambientali e sociali;
  • evitare il fast fashion: prima di acquistare un abito aprire l’armadio, chiedersi se ne abbiamo bisogno. E se decidiamo di comprare abbigliamento preferire aziende con processi di produzione sostenibili;
  • acquistare prodotti di seconda mano, così da risparmiare le risorse che altrimenti dovrebbe essere impiegate per realizzare nuovi beni ed evitare che oggetti usati, ancora in buone condizioni, finiscano in discarica;
  • acquistare prodotti della filiera corta e a chilometro zero, e in questo modo andare a ridurre le spese di trasporto e relative emissioni inquinanti, a valorizzare l’economia dei territori locali, a beneficiare di una migliore freschezza dei prodotti alimentari. Il 26 giugno 2022 è entrata in vigore la nuova legge che stabilisce i criteri con cui un prodotto può essere definito a “chilometro zero” o a “filiera corta”;
  • scegliere di indirizzare le proprie risorse finanziare in investimenti etici, orientando i risparmi verso attività e soggetti che generano impatti socialmente e ambientalmente positivi.

E voi, quali strategie usate per fare la vostra differenza nelle scelte quotidiane di consumo e risparmio?

 

 

Per approfondire:

Video Youtube: “Il ruolo dei consum-attori nell’Economia Civile” del prof. Leonardo Becchetti

Libro: “L’economia tra il venerdì e il sabato – Le buone pratiche del cittadino consum-attore” del prof. Leonardo Becchetti